Don Carlo Quaglia

Anni di aggiornamento e di crisi

Negli anni che seguono la chiusura del Concilio, padre Pellegrino invita tutti i cristiani a mettersi al servizio della Chiesa locale e delle realtà umane in cui essi vivono. Una sorta di terremoto scuote la diocesi: iniziative coraggiose, sperimentali, a volte temerarie si susseguono e si intrecciano non senza provocare un certo sconcerto presso parte del clero e dei fedeli.
L'Arcivescovo, mentre sorprende cristiani e laici con aperture fino ad allora impensabili, insiste perché non si abbandoni "l'azione pastorale quotidiana nella quale si manifesta la volontà di Dio momento per momento".

Quando don Carlo Quaglia viene trasferito a Sant'Alfonso non può immaginare le difficoltà con cui dovrà esercitare il suo ministero pastorale. Gli anni tra il '70 e l'80 si rivelano tra i più difficili per l'Italia, Torino, la Chiesa. Vengono infatti a coincidere diversi fattori di instabilità: dopo un lungo periodo di immobilismo sta avvenendo il rinnovamento conciliare, si assiste alla radicale contestazione dei valori della società occidentale, operata dai movimenti del '68; il terrorismo da vita ai cosiddetti "anni di piombo".

Molti preti cadono in crisi di identità frutto della difficoltà nel riconoscere il loro ruolo nella nuova società: le vocazioni calano drasticamente e altrettanto rapidamente l'età media del clero si innalza. Tutto questo minaccia d dividere le comunità parrocchiali, allontanando i giovani dalle associazioni, raffreddando la partecipazione di molti credente, disorientati dalla riforma liturgica e affascinati da spettacoli e iniziative più attraenti.
Il compito del Parroco diventa sempre più difficile anche nella nostra grande parrocchia, ormai prossima ai 30.000 abitanti. Don Carlo non lesina gli sforzi per portare avanti il rinnovamento conciliare con equilibrio ed apertura. Da un lato con l'appoggio dei cristiani "della vecchia guardia" continuano i ministeri e le istituzioni di sempre, dall'altro viceparroci e collaboratori hanno campo libero per inventare iniziative nuove con l'unico scopo di sempre: avvicinare le persone a Gesù in modo adatto ai tempi mutati. E' sempre vivo nei parrocchiani il ricordo di questi viceparroci che si cimentarono con entusiasmo in queste nuove iniziative: don Paolo Alesso, don Nino Salietti, don John (Giovanni) Mantello, don Piero Terzariol.



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